La meraviglia non la si trova e basta, bisogna saperla vedere.
Saperla riconoscere, lasciarsi sorprendere.
Se già è difficile meravigliarsi delle piccole cose, la meraviglia degli incontri sta completamente su un altro piano. Almeno per me, che sto accusando molto la fatica di relazionarmi in un lavoro con il pubblico,
Il perché di un articolo sulla capacità di meravigliarsi degli incontri, è dovuto ad un episodio occorsomi pochi giorni fa in libreria.
Nella libreria in cui lavoro abbiamo ospitato un'iniziativa speciale dedicata all'editore Kellerman. Era presenta un autore della casa editrice, Eros Viel, uno degli ultimi suonatori di organetto rimasti.
E in libreria ha portato proprio il suo organetto.
Quando l'organetto ha iniziato a suonare, per me è stata una piccola magia, qualcosa che sa di tempi andati, di storie, di feste.
Sono rimasta prima sorpresa, poi amareggiata e infine arrabbiata quando ho visto che la maggior parte delle persone che entravano, rimanevano indifferenti.
Non so se sia la città di Milano e il suo centro ormai dedito al nulla, epicentro del nulla e dell'apparenza.
Non so se siano in generale le persone, totalmente prive di immaginazione e di empatia ma ricche di indifferenza.
O la totale chiusura dei rapporti umani, la scontrosità, i muri eretti.
O, ancora, la mia stanchezza: chi lavora con il pubblico, soprattutto nel centro di una grande città, sa di cosa parlo.
Credo sia peggio.
Quello che vedo è l'incapacità di riconoscere la poesia e di fermarsi a guardarla.
Non bastano dei libri illustrati, qualsivoglia essi siano, a spingere alla meraviglia se per primo l'individuo non apre gli occhi.
Ho deciso di comprare il libro di Eros Viel, nel quale racconta del suo peregrinare in bicicletta portando l'organetto e le sue storie per le strade.
Il libro dal titolo “T(o)uriolon”, racconta 19 storie nate dalla meraviglia degli incontri, andando incontro alla “pazza folla”.
Per me è stato prezioso parlare con lui.
La mia rabbia e la mia amarezza colpiscono le persone, mentre lui sottolinea come questa loro chiusura sia il sintomo di un bisogno.
Il bisogno della meraviglia degli incontri.
E che è quindi nostro dovere mettere un piede in mezzo alla porta, perché quando si riesce, ci si rende conto di quanto le persone abbiano bisogno di poesia, meraviglia e incontri.
E’ stato lo stesso Viel a raccontarmi un suo episodio personale che mi ha lasciata tramortita, un esempio di come non chiudersi agli altri anche quando la chiusura sembra l’unica via possibile.
Al netto quindi di libri, illustrati e non, per meravigliarsi, dove basta orientarsi anche solo verso qualsiasi cosa racconti la natura, prima autentica fonte di poesia e meraviglia, ne ho scelti cinque.
Cinque albi illustrati che hanno in sé il meravigliarsi degli incontri.
Lasciare una porta aperta, trovarla aperta, aprirla con un piccolo gesto.
Cercare la vicinanza nelle distanze, l'incontro nella stanchezza della solitudine.
L'incontro con Eros Viel, la sua storia e il suo libro mi ha fatto spostare l'attenzione.
Mi ricorda che, anche se non è detto che mi ristori da alcune stanchezze, si può comunque curare un certo tipo di socialità.
Non so se certi rapporti si saneranno, ma il mio sguardo può abbracciare un po’ di più.
Ecco alcuni albi illustrati che si focalizzano sull’incontro e sulla relazione. O, laddove non c’è una relazione immediata, c’è un lascito da parte di qualcuno che sa vedere.
La finestra itinerante, F.Ortolani-D.D’Antoni, Sabir
Un circense abituato a guardare il mondo dall’alto, nottetempo lo guarda dal basso.
Dalle strade buie, guarda in alto le luci delle case degli altri e immagina le loro vite.
Non le immagina solamente, ma da quegli sprazzi di luce coglie le sicurezze e i desideri.
E allora scatta delle fotografie, lasciandole sull’uscio prima di ripartire col circo.
Qualcuno ha saputo vedere e cogliere i desideri più nascosti.
Meravigliosi vicini, H. Lasserre-G.Bonotaux
In un condominio abitato da pecore, dove le cose scorrono identiche perché è sempre stato così, un giorno si trasferisce un lupo.
Dopo i momenti iniziale di paura e chiusura, le cose si assestano.
Anzi, oltre al lupo arrivano gli elefanti, il rinoceronte, la giraffa.
Le diversità diventano ricchezze e si mettono in condivisione i saperi e le tradizioni.
Dall’incontro nascono nuove possibilità e il palazzo, insieme a tutto il quartiere, rinasce.
Noi siamo qui, O. Jeffers, Zoolibri
Un albo illustrato che parte dal generale per arrivare al particolare.
Il generale è il nostro pianeta, con terre e cieli, animali e vegetali.
Con gli esseri umani e le città, le strade, le case…e le relazioni.
Per far capire che in un posto tanto grande non si è mai persi né soli.
A ritrovar le storie, Gozzi-Morini-Murgia, Edizioni Corsare
Un paese dove non ci si parla.
Un giorno irrompe l’inusuale: un saltimbanco arriva e “lancia” una parola.
Dalla parola scaturisce un ricordo e quindi il desiderio di raccontarlo.
Da quel racconto ne nasce un altro, poi un altro ancora.
E alla fine il paese parla di nuovo, le persone si relazionano.
Il saltimbanco ha fatto il suo lavoro, può andare via.
Buoni incontri!